Volto a interrogarsi se il matrimonio civile scivoli verso un contratto diretto al perseguimento della felicità dei coniugi, secondo l’approccio oggi dominante che non vi annette fini superiori alla realizzazione personale dei suoi membri, oppure sia un’istituzione (non in senso organicistico, ma) personalistica e solidale, dotata anche di una funzione sociale, il volume avanza l’idea che il matrimonio civile, pur svincolato da un fondamento trascendente e quindi insuscettibile di una definizione ontologica, manifesti un’identità costante che annovera determinati aspetti come elementi minimi essenziali e che tale identità sia oggetto di un’apposita garanzia di istituto da parte della Costituzione.
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Superata tanto la dottrina vetero-istituzionale che asserviva il matrimonio ad un fine estrinseco, facendone il seminarium reipublicae e collocandolo nel diritto pubblico, quanto l’opposta visione contrattualistica per cui esso è semplice modo di ‘stare-insieme’ assistito da garanzia giuridica, il libro sviluppa una teoria neo-istituzionale, fondata sulla tutela costituzionale della famiglia come ‘società naturale’ e sull’interazione tra funzione realizzatrice e funzione sociale della famiglia, per giungere alla conclusione che il matrimonio sia un’istituzione radicata entro un diritto privato di interessi indisponibili. È sullo sfondo di questo percorso teorico che vengono analizzate le principali questioni poste dall’istituto (dalla dissolubilità del vincolo per mezzo del divorzio al rapporto con le convivenze more uxorio), ivi comprese quelle di più stretta attualità (quale l’accesso ad esso da parte di persone dello stesso sesso) e quelle legate alla rilevanza esterna del matrimonio (la celebrazione, nonché l’accertamento e la pubblicità dello stato di coniuge per mezzo dell’atto di matrimonio ed il rapporto tra lo stato ed il titolo dello stato di coniuge).