Dalla seconda edizione di questo libro apparsa nel 2007, vi sono state molte novità. La giurisprudenza e la dottrina hanno offerto notevoli contributi allo sviluppo dell’arbitrato: la stessa Corte costituzionale si è preoccupata di assicurare la sua piena fungibilità rispetto alla giurisdizione statuale, garantendo (seppur a senso unico) la translatio iudicii.
Il legislatore, dal canto suo, è intervenuto ripetutamente, per tagliare l’arbitrato su misura, con riguardo a particolari tipologie di liti, come quelle di lavoro, in materia finanziaria, sugli appalti pubblici e così via.
Sullo sfondo sta l’idea che lo strumento dell’arbitrato debba essere in grado di offrire una tutela pari, se non superiore, a quella del processo davanti al giudice: idea che va condivisa e sostenuta, mentre non va parimenti incoraggiata quella di attribuire all’arbitrato un’efficacia deflattiva del contenzioso giudiziario, idea che, pure, pare emergere da alcune esegesi ed innovazioni normative.
È sorta, dunque, l’esigenza di effettuare una nuova edizione del lavoro, la cui struttura, peraltro, rimane la medesima. Infatti, lo stile commentaristico, gli approfondimenti pratici e l’attenzione agli orientamenti dottrinali e giurisprudenziali rendono lo strumento utile per i fruitori dell’arbitrato; al contempo, la pluralità dei collaboratori non impedisce il tentativo di offrire una visione di insieme dell’istituto.
L’appendice contempla, oltre agli aspetti fiscali, aggiornati rispetto alla precedente edizione, l’esame della nuova disciplina sull’arbitrato a lite pendente, introdotta dal d.lgs. 132/2014 (conv. in l. 162/2014).